Allo scoccare delle 3 di pomeriggio, il cielo si oscurò, come se un velo di mistero avvolgesse l’intera città. Una specie di fuliggine verde cominciò a trasudare dal terreno, avvolgendo gli edifici e i marciapiedi come un’ombra inquietante. Il cielo, una volta sereno, divenne profondo come un abisso, risucchiando la luce del giorno.

Un vento impetuoso si abbatteva sulla grande città, come un grido disperato della natura. I turbini e i vortici si formavano a spirale, sbattendo a terra le macchine e i mezzi, come se cercassero di risvegliare un’energia ancestrale.

La gente guardava impaurita il caos che si stava scatenando intorno a loro, ma nessuno sapeva spiegare cosa stesse accadendo. Tutti cercavano riparo, ma non c’era scampo. L’atmosfera era densa di un’energia oscura, avvolgente e inspiegabile.

E poi, come un segno del destino, un liquido rossastro vermiglio cominciò a scrosciare dal cielo, come lacrime di sangue del mondo. Le strade si coloravano di rosso, creando un quadro apocalittico che sembrava uscito da una favola nera.

La gente capì che era giunto il momento di arrendersi, di accettare l’inevitabile. Non c’era più tempo per chiedersi il perché o il come. Non c’era più tempo per trovare una soluzione. Ora potevano solo rendere l’anima a un destino inspiegabile.

Gli occhi impauriti si incrociavano tra loro, come se cercassero conforto negli sguardi degli altri. Ma la paura era un sentimento condiviso, e ognuno sapeva che doveva affrontare da solo ciò che stava per accadere.

Il vento rosso continuava a soffiare, portando con sé un senso di desolazione e sconfitta. Le strade erano ormai vuote, e solo il rumore del vento e del liquido rossastro rovesciato a terra riecheggiavano nelle orecchie dei sopravvissuti.

Non c’era più tempo per le domande, né per le risposte..

E mentre la città era avvolta nell’ombra del vento rosso, le anime si prepararono ad affrontare il destino, come solo in pochi purtroppo sapevano già, qualcuno preso, un altro lasciato.