Con un pettine d’argento tra le dita, lo passava con dolcezza attraverso le ciocche scure, osservando ogni tratto del suo viso riflesso nello specchio.

Le labbra formavano un sottile sorriso, ma i suoi occhi scuri rivelavano un’intensa complessità emotiva. A volte si concedeva il piacere di ammirare la sua bellezza, di lasciarsi trasportare da quella forza che emana dall’armonia dei suoi tratti. Ma altre volte, quando lo sguardo cadeva sulle ombre sfumate che disegnavano una lieve cicatrice sul lato del viso, Jeanne si guardava con sospetto.

“Sei davvero bella, Jeanne,” sussurrò una voce interiore, quasi come un lamento. “Ma la bellezza ha il suo peso, e talvolta è una croce da portare.”

Jeanne non poteva negare che il peso della vanità si faceva sentire nella sua giovinezza. Cercava di accontentare un mondo che spesso si fissa solo sulla superficie, ignorando la complessità che risiede nell’anima. Sospirò, sentendo il bisogno di piacersi di più, di essere accettata da sé stessa prima che dagli altri.

Le emozioni si susseguivano come onde irrequiete, in un turbine di sensazioni contrastanti. La bellezza che aveva imparato ad amare iniziava ad essere un riflesso della sua anima, ma talvolta rimaneva solo una maschera da indossare per adattarsi agli standard esterni.

Con un sospiro profondo, Jeanne afferrò il pettine più saldamente e strinse il pugno. Gli occhi si chiusero, mentre cercava di abbracciare il caos interiore. La bellezza, che avrebbe potuto essere una benedizione, sembrava talvolta un peso che la legava al giudizio altrui.

“Ma chi sono io veramente?” si chiese Jeanne, riconoscendo che il vero sé si nascondeva dietro il riflesso nello specchio. La vanità, che un tempo era un cammino, ora le sembrava solo un sentiero che si inoltrava in un labirinto senza fine.

Tuttavia, in quel momento di tormento, una rivelazione affiorò dal profondo dell’anima di Jeanne. “Non avrete mai la bambina che è in me,” disse con determinazione, riconoscendo che la sua autenticità non sarebbe stata offuscata dalla bellezza esteriore.

Jeanne aprì gli occhi e sorrise con serenità. Si rese conto che doveva abbracciare sia la bellezza che il sospetto che risiedevano dentro di lei, lasciando che il loro dialogo interiore la guidasse verso una consapevolezza più profonda.

Così, nella penombra di quella stanza, Jeanne, scelse di avviarsi lungo un sentiero di scoperta interiore, consapevole che solo guardandosi dentro avrebbe potuto liberarsi dai fardelli della vanità e trovare pace, e la sua vera essenza.